26 marzo 2022 - 10:58

Fashion for Future, il mondo della moda a Firenze: «Patto tra istituzioni e imprese»

Via alla due giorni organizzata da Confindustria Firenze sul mondo della moda. Bertelli: «Serve sostegno alle aziende»

di Laura Antonini

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Cosa si può fare per sostenere il mercato della moda in un periodo critico come quello post pandemia e segnato dal conflitto Russia-ucraino? Quali i bisogni e quali le strategie per sostenere le filiere del made in Italy ben radicate sul territorio toscano? E come promuovere il settore come valore ed espressione culturale e sociale? Da questi interrogativi ha preso il via ieri «Future For Fashion 2022», la due giorni fiorentina organizzata da Confindustria Firenze, in collaborazione con il Comune di Firenze e il Centro Firenze per la Moda Italiana, che ha debuttato ieri nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio alla presenza di istituzioni e imprenditori, manager, stilisti, istituzioni pubbliche e private. A fare gli onori di casa davanti ad una platea di imprenditori e addetti ai lavori il sindaco Dario Nardella, Antonella Mansi, presidente Centro di Firenze per la moda italiana e il presidente di Confindustria Toscana a Firenze Maurizio Bigazzi.

«C’è bisogno ora più che mai di un’alleanza tra le istituzioni pubbliche e il mondo delle imprese», ha detto Nardella. «Il sistema-moda fiorentino — ha detto Bigazzi — ha esportato prodotti per un valore di oltre 9 miliardi di euro; oltre il 50% dell’intero export metropolitano. Abbiamo superato del 7% i valori pre-pandemia. Il segreto sta nel nostro patrimonio imprenditoriale cioè in quelle 7 mila unità produttive che fanno di Firenze uno dei principali hub della manifattura di lusso a livello europeo e dà lavoro a 39 mila addetti. Una filiera che unisce grandi brand a Pmi, copre ogni fase della lavorazione e punta sul capitale umano. Sull’intero comparto Moda italiano, un addetto su dieci lavora a Firenze. E un addetto su quattro lavora in Toscana».

«Un patrimonio di piccole e medie imprese che con l’attuale crisi in corso — ha detto quindi Patrizio Bertelli, amministratore delegato del Gruppo Prada — il governo deve sostenere come ha già fatto durante le fasi peggiori della pandemia». Tra le leve del futuro della moda ci sono poi l’artigianalità come ha sottolineato Alfonso Dolce Ad di Dolce&Gabbana e la necessità di formare abilità e competenze come ha detto Marco Palmieri, presidente e amministratore delegato Piquadro S.p.A. e The Bridge Spa. Ma anche la combinazione tra digitale e sistema fieristico, dove «la moda — ha confermato Carlo Maria Ferro, presidente dell’Agenzia Ice — ha la posizione più importante in Europa ovvero il 40%». Ancora si è parlato del valore della fiera di Pitti «che ai tempi pre pandemia — ha detto Claudio Marenzi presidente Herno e Pitti Immagine — generava 40 milioni di fatturato e un indotto di quasi mezzo miliardo». Sul dna fiorentino per un successo internazionale si sono infine confrontati Andrea Panconesi fondatore di LuisaViaRoma che pioniere del e-commerce nel 1999 si ora già affacciato alla realtà del Metaverso «che è il presente», Niccolò Ricci amministratore delegato della Stefano Ricci che festeggia in questi giorni i 50 anni di attività e la Ermanno Scervino con il direttore generale Frediano Sebastiani.

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