"Aiuti o si muore" Effetti della guerra sul fashion system

L’appello al governo di Prada e del sindaco "A rischio sopravvivenza le piccole imprese"

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di Ilaria Ulivelli

Eccome se soffre. Anche il grande universo della moda (dove non ci sono solo stelle ma anche satelliti), è stato travolto dalla doppia crisi. Prima la pandemia, ora la guerra. Se le maison del lusso hanno spalle larghe, non è lo stesso per le imprese più piccole e giovani. Puntando dritto ai politici italiani che "balbettano e sono sempre indecisi" quando parlano di moda e "un po’ se ne vergognano", tanto che pare "abbiano un disagio mentale", l’amministratore delegato del Gruppo Prada, Patrizio Bertelli, chiede un intervento deciso da parte del governo per le piccole e medie imprese che lavorano con la Russia. "Proprio come ha fatto col Covid, altrimenti tantissime aziende saltano, e avremo un sacco di disoccupati", non cammina scalzo su un prato di margherite, Bertelli. Schietto, va al punto. Il futuro si costruisce salvando il presente, diversamente non ci sarà. Ed è per questo che anche al dibattito a Palazzo Vecchio con i big del Made in Italy, per i lavori dell’evento ‘Future for fashion 2022’ organizzato da Confindustria Firenze con il Comune e il Centro di Firenze per la Moda Italiana, si parla di guerra. E delle conseguenze economiche che il conflitto ha già ingenerato e che sono destinate a peggiorare. "Non sarà un problema di Prada, ma delle imprese che lavorano per tutto il sistema moda", dice Bertelli, spiegando che sul mercato russo "Prada fa solo il 2% delle proprie vendite". "Ma ci sono segnali che non sono postivi, la situazione sarà preoccupante da settembre in poi". Se i russi sono a Dubai a spendere, il mercato dei russi conta l’1% anche per il fatturato dell’e-commerce di LuisaViaRoma, il retailer online fiorentino di moda d’alta gamma le cui vendite, con il mercato chiuso alla Russia, crescono del 30% rispetto allo scorso anno, come spiega il fondatore e presidente, Andrea Panconesi.

"Dalla guerra non ci guadagna nessuno, soprattutto i settori dell’economia che sono legati all’export, alla globalizzazione, all’internazionalità – affila le parole il sindaco Dario Nardella – La moda è uno di quei settori che soffre, più di tanti altri, l’impatto del conflitto: perché si chiudono i mercati e si innesca un meccanismo di depressione nei consumi". Anche per questo, sostiene Nardella, "dobbiamo essere più uniti che mai per far finire questa guerra, il mondo dell’economia deve farsi sentire dai governi nazionali e dall’Europa, perché sia compatta e unita in un’iniziativa diplomatica".

Per fortuna la moda italiana è robusta, "Firenze sta resistendo sia alle conseguenze negative del Covid sia a quelle legate alla guerra – aggiunge il sindaco – Ma per resistere a lungo, soprattutto se la guerra non terminerà presto, occorrerà un sostegno forte dello Stato".

Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Firenze, ha ricordato che i mercati tirano ancora in settori ben precisi, come quello del lusso. "Nel 2021 il sistema moda fiorentino ha esportato prodotti per un valore di oltre 9 miliardi di euro, oltre il 50% dell’intero export metropolitano, e abbiamo superato del 7% i valori pre-pandemia", spiega.

Ma ora l’orizzonte è incerto. Puntare sul saper fare, sull’originalità e l’artigianato, potrebbe non essere sufficiente per chi non avrà abbastanza stoffa per ripararsi dal grande freddo.

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