Se la moda è più forte di virus e guerra

Eva

Desiderio

Il fashion uscito malconcio da due anni di pandemia negli ultimi mesi si andava rimettendo, conquistando

di nuovo i mercati internazionali grazie alla tenacia e al coraggio mai domo delle imprese e dei lavoratori

e alla voglia di tornare a comprare della clientela.

In alcuni casi si è andati non bene, ma benissimo: e molti dei marchi del lusso più prestigiosi hanno pubblicato dati di fine esercizio 2021, più che entusiasmanti. Per non parlare dell’e-commerce, in alcuni casi schizzato in alto nelle vendite come non mai.

Un ritrovata “normalità” che sembrava far dimenticare due anni di chiusure e di mancate consegne che si è di nuovo incrinata. Ora tutti di nuovo col fiato sospeso per la guerra in Ucraina. Con questo scenario

si apre venerdì e sabato 25 e 26 marzo un convegno internazionale come “Future For Fashion 2022”, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, incontro economico di primo piano frutto di una importante riflessione sul valore e l’importanza del territorio fiorentino e toscano che strega per l’eccellenza. Organizzato da Confindustria Firenze, in collaborazione con il Comune e il Centro di Firenze per la Moda Italiana, e amplificato digitalmente da Vanity Fair (Condé Nast), ideato nella sua specificità e novità da Niccolò Moschini, entrato nella giunta di Confindustria guidata dal Presidente Maurizio Bigazzi con delega alla moda e al made in Italy. Nei due giorni si alterneranno le voci di protagonisti del fashion come Patrizio Bertelli, Brunello Cucinelli. Alfonso Dolce, Leonardo Ferragamo, Fabrizio Testa (AD di Borsa Italiana) che si confronteranno con le massime cariche delle istituzioni della moda nazionali come il presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana Carlo Capasa e la presidente di Centro Moda Antonella Mansi, col Sindaco di Firenze Dario Nardella che sarà il primo a prendere la parola.

Un laboratorio di idee e di discussione Un dibattito non facile ma sincero: c’era un made in pre-pandemia, ci sarà un made in post conflitto ucraino e crisi energetica. E poi sostenibilità e impegno sociale.

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