Il futuro della moda, la ricetta di Lady Dior. Il lusso fra artigianato e svolta ecologica

Agli Uffizi l’incontro con Maria Grazia Chiuri organizzato da Confindustria Firenze. "Clienti sempre più consapevoli del ciclo produttivo"

Maurizio Bigazzi, Confindustria Firenze, con Maria Grazia Chiuri, Dior

Maurizio Bigazzi, Confindustria Firenze, con Maria Grazia Chiuri, Dior

  Firenze, 16 novembre 2021 - Quale sarà il futuro della moda? Come dovranno attrezzarsi le imprese? E come sostenerle? Se lo chiedono i vertici di Confindustria Firenze, consapevoli del peso e dell’importanza che il settore e tutta la filiera hanno per l’economia del territorio. Anche per questo il 25-26 marzo del prossimo anno si svolgerà a Firenze la prima edizione di ‘Future For Fashion’, ciclo di incontri annuali organizzati da Confindustria Firenze, in collaborazione con il Comune e il Centro Firenze per la Moda Italiana. Va in questa direzione, con l’intento di esplorare l’orizzonte del variegato volto della moda, l’incontro con Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica delle collezioni donna Dior, che si è svolto ieri nella sala della “Primavera“ del Botticelli agli Uffizi. "Nel nostro ruolo di partner privilegiato per le imprese e istituzioni - ha detto Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Firenze -, abbiamo deciso di promuovere una riflessione sulla moda oggi nell’area metropolitana fiorentina e quale visione, variabili e direttrici dovrebbero guidare l’evoluzione del settore nel territorio nei prossimi anni". 

lntervistata dalla critica e fashion curator Maria Luisa Frisa, Maria Grazia Chiuri una sua visione del futuro l’ha data, a partire da quelli che dovranno essere gli impegni e le assunzioni di responsabilità delle aziende per favorire la transizione ecologica: "La qualità paga. E per il futuro bisognerà concentrarsi su questa idea di eccellenza e meno sui grandi volumi – ha detto Maria Grazia Chiuri, che ha iniziato la sua straordinaria carriera proprio a Firenze con Chiara Boni –. Se risponde a criteri di qualità e di eccellenza, allora la moda non può essere democratica. Questo vuol dire che se uno paga un prezzo troppo basso, dietro c’è qualcuno che non è stato pagato bene. Io credo che il lusso rimarrà, ma ci saranno anche clienti sempre più consapevoli, che vorranno essere coinvolti nell’esperienza dell’acquisto, con capi sempre più personalizzati. In più si vorrà sapere cosa c’è dietro, vedere il processo produttivo". Processo produttivo da proteggere e tutelare nell’ottica della filiera composta da piccole e medie realtà artigiane "di cui è ricco il territorio fiorentino e toscano, e che sono alla base del successo del made in Italy nel mondo". Una delle sfide più ardue sarà la sostenibilità ambientale, che secondo la stilista di Dior non potrà avvenire in tempi troppo rapidi: "Questa transizione ecologica se la possono permettere molto di più le grandi aziende che hanno la capacità di investire - ha spiegato –, mentre è più difficile per un giovane designer. In ogni caso sono proprio le figure professionali più giovani che possono propiziare il cambiamento culturale necessario per la svolta green". 

All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, la presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana Antonella Mansi, il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, e il vicepresidente di Confindustria Firenze con delega al made in Italy Niccolò Moschini, il presidente della Camera di Commercio, Leonardo Bassilichi.  

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